Scordiamoci almeno per ora automi antropomorfi che si prenderanno cura di noi. Nelle nostre abitazioni sono già entrati elettrodomestici “intelligenti” ma non ci assomigliano per niente.
Ci sono voluti tre lavoratori di media corporatura per spingere sul palco Optimus, il robot che secondo Elon Musk un giorno farà parte della vita quotidiana di milioni di persone. Come ha spiegato una settimana fa il fondatore di Tesla Optimus sarà presto in grado di camminare ma – ha ammesso – ai robot, in generale,”manca ancora un cervello”. Le parole del fondatore della Tesla questa volta non hanno stupito gli addetti ai lavori. Nessun effetto “wow” per una volta.
È dai tempi dei cartoni animati di Anna Barbera – chi si ricorda i Pronipoti? – che si dà per imminente la rivoluzione del robot casalingo. Vuole dire, come nella famiglia Jetson, camerieri, badanti e aiutanti meccanici che vivranno nelle nostre abitazioni per darci una mano nelle faccende di casa. Nonostante gli importanti passi in avanti soprattutto in Giappone sul campo dei robot umanoidi e antropomorfi siamo ancora a “Optimus”. Da tempo: qualcuno ricorderà Asimo il robot “astronauta” dell’Honda che ballava come un orso sui palcoscenici delle più grandi mltinazionali del mondo. O Sophia, l’androide sociale concepito dalla Hanson Robotics che assomiglia a Audry Hepburn e insegna ai bambini le materie Stem.
Sono rimati tutti là, protetti, lontani dal pubblico e dalle case come in uno spettacolo di illusionismo. Il motivo è antico e ha poco a che fare con la magia. Le dimensioni della batteria per avere un aiuto vero in caso sono ancora troppo grandi. L’intelligenza artificiale è ancora poco multitasking e poi c’è il prezzo: dieci o ventimila dollari sono cifre proibitive per entrare nei nel mercato di masso soprattutto in tempi come i nostri con l’inflazione sopra al 10 per cento.